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“Chiedere è lecito, rispondere è cortesia”

Chiedere è lecito, rispondere è cortesia … e professionale


Mentre aspetto il mio turno per fare una piega ai capelli vorrei fare una piccola riflessione su un episodio che mi è accaduto qualche tempo fa.
Per farla “breve”, a fine agosto rispondo ad una offerta di lavoro per web designer presso una nota azienda made in Italy, di cui non farò il nome per privacy e “rispetto”. Ci tengo a precisare, però, che era uno dei pochi annunci non “da remoto” in circolazione, e quindi per me rappresentava un’occasione prelibatissima.

Un semplice test pratico

Dunque, questo noto brand mi fa un primo colloquio su Google Meet ( comodissimo!) e va tutto liscio; va talmente bene che mi passano alla seconda fase della selezione: quella pratica. Ok, mi sento pronta e “accetto la sfida”.
Così, il giorno dopo ricevo via mail tutta una serie di istruzioni da seguire per fare:
1) la declinazione tipografica di una pubblicità in vari formati sia in PDF che in JPG, banner, totem, copertine social, post promo ecc.,
2) creare un elemento grafico scalabile da declinare per i social, per il catalogo, per la shopper e altri articoli,
3) creare una vetrofania con mock-up annesso,
4) creare 3 post IG seguendo il feed grafico della loro pagina aziendale – con ulteriore richiesta che uno di questi post doveva essere un video,
5) scegliere una o più immagini tra quelle da loro fornite per creare una ulteriore grafica, un ulteriori video/story per facebook e instagram con tanto di filo narrativo ex-nuovo (mio personale).
6)  Descrivere spiegare, in fine, il concept.
Alla faccia del test. Anyway!

“Tra settte giooorni”… nemmeno!

Il tutto da consegnare entro 5 giorni. Ah. Ottimo!
E’ chiaro che il fatto di avere un altro lavoro, che mi occupa 10 ore al giorno dal lunedì al venerdì, sia stato del tutto irrilevante per i recruiter. Certo, quale è il porblema? “Alla fine, due giorni sono una eternità”.
Mantengo comunque la calma e confido nelle mie capacità. (Mi stimo e mi incoraggio… ahhahahah!)

Arriva il giorno fatidico della consegna. Controllo tutto e con un nodo alla gola invio il mio materiale grafico alla responsabile comunicazione del noto brand, sperando con tutta me stessa di fare colpo.
Il giorno dopo ricevo una mail con la conferma di ricezione del mio materiale grafico.
“Entro pochi giorni ti faremo sapere” mi viene risposto. Va bene.
E comincia la mia attesa speranzosa, con tanto di dita di mani e piedi incrociate.

Come avrebbe la povera particella di sodio Lete: “C’è nesshunooo!?”

Passano i giorni, una settimana, passano due, passano tre. Passa un mese. Nulla.
Alchè scrivo sia alla responsabile di comunicazione del noto brand e sia al responsabile delle HR facendo presente che “i pochi giorni” erano passati da settimane e che avrei avuto piacere ad avere un feedback anche se negativo, non solo per l impegno dimostrato nel affrontare il test quanto per avere un segno di altrettanta cortesia e rispetto per il lavoro fatto. Ricordo, caro lettore, che quello in questione è un noto brand internazionale. Don’t forget!
Quindi un minimo di professionalità non solo me la aspetto ma la pretendo. Anyway. 

Volete ridere?!

La prima mi risponde dicendomi  di essere ancora in fase di selezione, che hanno avuto dei “problemi” e che se “ho fretta” sono libera di guardarmi intorno e considerare altre offerte di lavoro. 
(WHAT?! “Se ho fretta” !?!… WOW!)
Il secondo mi risponde che hanno concluso la selezione e che la scelta era ricaduta su un’altra candidata.
OKKEII!
Ottimo! Idee chiarissime, complimenti per la comunicazione aziendale interna.
Il resto si commenta da sé, ovviamente.
Ad ogni modo, concludo il nostro scambio epistolare ringraziandoli per la loro “chiarezza”! E, li omaggio di una piccola lezione di italiano, tanto per mettere i punti sulle “i”, spiegando la piccola differenza che c’è “tra avere fretta” e “desiderio/diritto di sapere” dopo più di un mese. Anyway, on my way!

Morale della favola…

So che non sono nei primi nei gli ultimi. E’ anni che che mi imbatto in colloqui in cui dicono: “le faremo sapere in ogni caso!” Quindi, questa non è la novità ma un cliché. In più, ho avuto la riprova che essere una multinazionale “nota” non fa necessariamente di una azienda una realtà professionale.
Amen! Andiamo in pace, lo sfogo e terminato! 😀

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