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Offerte di lavoro “da remoto”

Boom di “offerte di lavoro da remoto”
Qualcosa mi sfugge…

E’ da diversi mesi che nella sezione “Lavoro” di Linked trovo solo e unicamente offerte di lavoro “da remoto” – parlo per la mia categoria, chiaramente.
Per quanto io riesca a comprendere il fenomeno come un effetto collaterale causato dalla pandemia, e che lo smartworking sia stato salvifico per evitare la “disoccupazione” per moltissime persone, tra cui io, le parole “da remoto” mi restano comunque indigeste.

Voglio dire, siamo stati due anni reclusi dal covid, da zone gialle, arancioni, rosse, cazzi e mazzi; non vedevamo l’ora di uscire dalle “nostre prigioni”, tornare alla vita normale, ai contatti umani e professionali, e ora questo?!?!
Vogliamo davvero lavorare in solitaria da remoto come in piena pandemia, e fare da spola letto, sedie, divano letto!? Qualcosa mi sfugge.

qualcosa mi sfugge

Sono consapevole che la formula “da remoto” permetterebbe a più persone di avere un lavoro e che questo processo sia alla base di un percorso di digitalizzazione cui l’Italia deve rispondere, e in tempi anche piuttosto rapidi, per giustificare gli enormi prestiti richiesti all’Unione Europa per combattere la crisi economica e della disoccupazione; ma c’è qualcosa che continua a non tornarmi.

#iorestoacasa: anche basta!

Certo, la modalità “da remoto” permetterebbe di gestire casa, lavoro, famiglia, hobby personali e relazioni più comodamente, e “avere più tempo per se stessi”; ma le ore di lavoro sono quelle, sono le stesse che in ufficio.
Perchè uno dovrebbe riuscire ad avere più tempo per stesso lavorando in smart? Risparmi sulla benzina, senzaltro, o sul biglietto del treno, ma poi?! Risparmi forse sul tempo di viaggio andata e ritorno, si, ma, la nostra salute mentale!? Che fine fa il nostro equilibrio psicologico che è dato proprio dal rompere la routine casalinga con il lavoro? Io non so voi, ma è proprio il lavoro “in sede” che mi fa apprezzare ancora di più il tornare a casa.

Ammetto che per una settimana, o due , lo smartworking può essere rigenerante; ma a lungo termine, per me, è decisamente alienante e deprimente.
#iorestocasa è “passato di moda”, anche basta.

Vogliamo toglierci tutto il divertimento?!

Ma poi, mi domando, con il lavoro da remoto che fine fanno le releazioni professionali, la socializazzione e il confronto con realtà diverse dalla nostra!? Che fine fa la crescita personale, professionale e sociale!?
Io personalmente, ho bisogno delle relazioni con il pubblico, con il cliente, con la segretaria che fa la civetta con il capo, con il programmatore che smadonna su qualsiasi cosa gli viene chiesta e risponde di dafault “non si puo fare”, con la collega a parlare di smalti e vestiti, con il nuovo stagista timido e impacciato, con le pause caffè, con le discussioni sulle serie tv Netflix, gli aperitivi di lavoro improvvisati, le tensioni tra il reparto di comunicazione e quello dei tecnici, ecc. Cioè, dai! Vogliamo toglierci tutto il divertimento così e stare a casa dietro a schermi con video chat infinite?!

“Da soli si va più forte, ma insieme si va più lontano”

Per quanto il lavoro in ufficio mi sfianchi delle volte (come tutti eh! niente vittimismo), a me piacciono le dinamiche che si creano e il lavoro di squadra; ogni giorno è diverso dal precedente, le persone sono diverse per carattere e per ruoli porfessionali. Si ha modo di imparare anche da loro. Ogni giorno c’è una nuova sfida, nuovi progetti, nuovi problemi, nuovi pettegolezzi. Il lavoro è una seconda famiglia con cui crescere e imparare e, perchè no, divertirsi.

lavoro di squadra

Quindi, e conludo, ad ora non accetterei mai un lavoro da remoto, perchè sono un animale fortemente sociale; per me vincerà sempre il lavoro in sede, di squadra. “Da soli si va più forte, ma insieme si va più lontano” – come disse un tale. 😉 Amen!

Ma, vorrei sapere la vostra, voi cosa ne pensate del lavoro da remoto? Siete animali sociali o solitari (lavorativamente parlando)? Mi piacerebbe avere più visioni di questo fenomeno.