Gli effetti collaterali dei social per grafici e creativi
Premessa necessaria:
i social, specialmente, Instagram, TikTok e Youtube, sono definiti canali comunicativi di socializzazione attraverso cui i creativi, con i propri strumenti (videocamere, macchine fotografiche, cellulari, luci, flash, droni ecc.) comunicano la propria visione del mondo che può essere più o meno condivisa, istruttiva e coinvolgente. L’obbiettivo finale? E’ chiaro: l’approvazione dagli utenti online; perché, non dimentichiamoci, l’uomo è un animale sociale, che ha basato tutta la sua evoluzione esistenziale sul concetto di “gruppo”, “clan” , “tribù”, “società”.
(Questa è la mia definizione di social)
Premesso ciò, devo ammettere che da quando esistono i social come Instagram, Youtube, e TikTok, il “lavoro del creativo” ha preso una bella impennata portandolo in vetta alle classifiche dei “lavori più desiderati” in quanto viene percepito come “facile, veloce, divertente, istruttivo e remunerativo”. Ma sappiamo benissimo che la realtà è tutt’altra. Ne abbiamo già parlato in “La gente lo deve sapere” … Anyway, andiamo avanti.
“Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti“
Come tutte le cose definite “trendy e hype“, anche i social, a modo loro, hanno degli “effetti collaterali” sul nostro cervellino; come “eccitazione”, “dipendenza”, ma anche “smarrimento”, “depressione” e “ansia”.
Ma l’effetto collaterale più caratteristico é la “presunzione”, ovvero: adesso, grazie ai social, chiunque può essere “famoso” e per questo motivo definirsi “creatino”. Ops, volevo dire, “creativo“. (Scusate il solito lapsus!)
Vi ricordate quando Andy Warhol disse: “Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti”!??.
Aveva assolutamente ragione.
Beh, non ha mai fatto riferimento al “come”; e quindi possiamo affermare che “la fama” oggigiorno non è raggiunta, necessariamente, grazie ad azioni meritevoli; anzi può essere ottenuta da chiunque compia una “qualunque cosa mediocre”, ritenuta spesso (haimé) originale da gran parte delle persone.
Altra domanda: passati i 15 minuti di fama, cosa succede!? Proverò a rispondere a questa domanda next time.
Confesso che “i social di oggi” mi mettono ansia
La verità è che chi è un grafico o un creativo “vecchio stampo” come me, si sente principalmente frustrato con uno strano groviglio altezza sterno, mentre scrolla nella home di instagram o tiktok.
Si, lo ammetto, io mi sento decisamente confusa e mi si chiude la vena quando realizzo che anni di studi universitari, scleri con i genitori, gavette mortificanti, porte sbattute in faccia, mail di candidature senza risposta, lavori sottopagati ecc. non sono serviti a niente se poi arriva la prima sedicenne su TikTok che ti parla in “corsivoe” o la fashion blogger nata ieri che invita le persone ad acquistare capi da 5 € ogni giorno diversi, promuovendo così il fast-fashion e spacciandolo per una azione eco-sostenibile che “incrementa l’offerta di lavoro sartoriale”. Contraddizione assoluta! Per non parlare del concetto sbagliato che passa. Ma non mi voglio accanire e dilungare troppo.
Elisa Esposito | @eli.esposito
Ma via su! C’è qualcosa che non torna. Cosa ho sbagliato!?
Possibile che mi debba sentire sminuita, o peggio ancora, provare invidia per una sedicenne che ha 10 mila follower e io arranco per averne 200?! Possibile che la suddetta ragazza venga definita “creator”?! E’ questa la nuova forma di “talento”!?
Possibile che mi debba sentire “smarrita” o addirittura “vecchia” per queste piattaforme? Che ansia!
Eppure io sono cresciuta con i social. Uso questi strumenti di comunicazione da oltre 10 anni eppure adesso “non so chi sono” e mi sento “sempre un passo indietro”, come un criceto su una ruota che corre più che può, ma sempre lì rimane. Non capisco. In che direzione sta andando la creatività?
Forse, mi devo arrendere al semplice fatto che nel 2022, sui social vincono le cose “arrangiate”. Vince la “comunicazione veloce, frivola e leggera” a discapito di quella “formativa, culturale e di qualità”.
E’ deprimente si.
Un po la colpa è anche nostra eh!
C’è da dire che noi grafici/creativi “vecchio stampo” siamo molto focalizzati su tematiche un pò “pesantucce”, come la crisi climatica, il risparmio energetico, la consapevolezza dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e molto altro. Per lo più.
Stiamo sempre con il dito puntato, effettivamente. E pretendiamo che gli altri ci capiscano al volo e se non lo fanno, grande offesa per la nostra sensibilità artistica. E ci stupiamo se la gente preferisce seguire una che mangia molluschi di mare ancora vivi anziché i nostri post artistici sullo scioglimento dei ghiacciai.
(Dai un po di sarcasmo concedetemelo!)
Forse, anzi ne son convinta, il nostro tipo di comunicazione deve cambiare; così come è cambiato il modo, il luogo e il tempo, gli usi, i costumi, la società, le informazioni; così dobbiamo trovare una nuova chiave di comunicazione per parlare di temi “scomodi e talvolta pesanti” in modo “più leggero”, divertente e “coinvolgente”.
Non so, la butto lì, per me e i miei colleghi, anzi per tutti.
In Italia, siamo ancora abbastanza indietro; abbiamo bisogno di allentare le “tradizioni radicali” del concetto di grafica e comunicazione; altrimenti rischiamo di essere tutti degli automi, tutti uguali, senza personalità o creatività intellettuale che tanto rivendichiamo da quando quando sono nati i social.